martedì 30 aprile 2013

"Giochi dal mondo" a Calcinato

A Calcinato da lunedì 6 a venerdì 31 maggio sono aperte le iscrizioni dei bambini dai 6 agli 11 anni ai laboratori educativi e ricreativi estivi predisposti per sensibilizzarli, insieme alle loro famiglie, alla conoscenza di culture e tradizioni di paesi più o meno lontani.

 Organizzati dall’amministrazione comunale  in collaborazione con lo Studio Associato Alzaia e un gruppo di volontari, i laboratori si intitolano "Giochi dal mondo" e si svolgeranno in tre settimane: dal 15 al 19 luglio, dal 22 al 26 luglio, dal 29 luglio al 2 agosto, nelle giornate di martedì, giovedì e venerdì dalle ore 14.30 alle 17.30.

 Le attività si terranno al Centro di aggregazione giovanile di via Roma 1 e sono gratuite. L'unico costo previsto è relativo alla quota assicurativa di € 7,50 per chi non frequenta già il Punto Ragazzi. Le iscrizioni si ricevono (fino a un massimo di 30 per ciascun turno) dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 12.30, tranne il giovedì, dalle 16 alle 18. Il modulo per la richiesta di iscrizione è disponibile presso l'Ufficio Servizi Sociali oppure è scaricabile on line. Per maggiori informazioni rivolgersi ai n.030/9989221-236 oppure scrivere a servizi.sociali@comune.calcinato.bs.it

venerdì 26 aprile 2013

Martedì 30 c'è il consiglio comunale

Nella seduta di martedì 30 aprile il consiglio comunale di Calcinato ricorderà la scomparsa di Roberto De Giovanni, il veterinario che è stato assessore all´Ecologia in carica dal 2004 ed è deceduto domenica 21 aprile all’età di 64 anni per un male incurabile.
 Poi si procederà alla surroga dello scomparso: al posto di De Giovanni dovrebbe sedere in consiglio l’attuale segretario del Carroccio Mirco Cinquetti. In seguito verrà discussa una interrogazione  a  risposta  scritta  presentata  dal  gruppo di minoranza Calcinato Migliore sul gettito Imu previsto dal bilancio di previsione per il 2013, provvedimento finanziario peraltro non ancora approvato dal consiglio comunale.
 Seguiranno l’esame  di alcune modifiche  al  regolamento  dell'asilo nido comunale Magica Bula di Ponte San Marco, del nuovo Piano  socio assistenziale, dell'accordo a tutela delle persone anziane tra il Comune e i sindacati pensionati, del rendiconto generale sulla gestione economica per il 2012 e della sdemanializzazione di un reliquato stradale in via Aleramo con l’attuazione del  contratto  di  permuta  condizionato  in  sostituzione  di  esproprio.
 L’appuntamento è alle ore 20.45 in municipio.

giovedì 25 aprile 2013

Guantanamo non è un blog

Yoani Sanchez è la star del Festival di giornalismo di Perugia. Silenzio invece sui diritti negati nel carcere che Obama doveva chiudere. È l'ipocrisia dei media italiani: i dissidenti cubani sì, i prigionieri islamici no
In questi giorni in cui si svolge a Perugia il Festival internazionale di giornalismo (da oggi al 28 aprile la VII edizione, ndr) dove la stella è Yoani Sanchez, la blogger cubana che, come hanno mostrato i documenti di Wikileaks, lavora esplicitamente per il Dipartimento di Stato americano e per le agenzie della Cia, un recluso in attesa di processo da dieci anni, con un magistrale articolo di opinione ospitato sul New York Times, denuncia la perdurante violazione dei diritti umani nella base di Guantanamo da parte dell'Amministrazione nordamericana (vedi anche l'articolo «Non moriremo in silenzio» di Patricia Lombroso sul manifesto del 16 aprile scorso, ndr). Una violazione alla quale il Presidente Obama aveva promesso, nel suo precedente mandato, di porre fine, senza essere riuscito però a mantenere la parola.
Anzi, È di questo inizio d'anno la documentata denuncia di Amnesty International che chiede al presidente Obama di rimediare ai fallimenti sui diritti umani del suo primo mandato e lo sollecita a riprendere in considerazione la promessa fatta nel 2009 di chiudere il centro di detenzione e «di impegnarsi a rilasciare i detenuti o a sottoporli a processi equi». Non ha avuto risposta. Eppure Amnesty ricorda che oggi a Guantanamo vi sono ancora 166 detenuti e che dal 2002 la prigione ne ha ospitati 779, la maggior parte dei quali vi ha trascorso diversi anni senza accusa né processo.
Per questo Rob Freer, ricercatore di Amnesty International sugli Stati Uniti ha scritto: «La pretesa del governo di Washington di essere il paladino dei diritti umani non è compatibile con l'apertura del carcere di Guantanamo, le commissioni militari, l'assenza di assunzione di responsabilità e la mancanza di rimedi per le violazioni dei diritti umani commesse da funzionari statunitensi, tra cui la tortura e le sparizioni forzate che costituiscono cri- mini di diritto internazionale».
Parole che pesano, se si considera anche che il presidente aveva ordinato la fine dell'uso delle cosiddette tecniche «rinforzate» d'interrogatorio da parte della Cia (eufemismo per torture come il waterboarding, l'annegamento simulato) e la chiusura dei cosiddetti «siti neri», centri segreti di detenzione diretti dall'intelligence statunitense. Una realtà inquietante, denunciata dopo l'11 settembre da The Nation, la prestigiosa rivista di geopolitica degli intellettuali progressisti nordamericani, che chiedeva notizie al governo Bush di alcuni cittadini americani di fede musulmana di cui, allora e in seguito, non si è più saputo nulla.
Gli Stati Uniti, come abbiamo scritto anche su Latinoamerica, hanno ignorato l'appello di Amnesty ma è palese che non hanno più l'autorità morale (se mai l'hanno avuta) per fare lezione di diritti umani a qualcuno.
È evidente, anche, che i mezzi d'informazione occidentali tengono in considerazione i rapporti di Amnesty solo quando servono a trovare un minimo di scusa per attaccare a comando, nella ormai ribelle America Latina, paesi come Cuba, il Venezuela, l'Ecuador, la Bolivia, insofferenti alle pretese dell'economia neoliberale e perfino il Brasile, ormai quinta potenza economica del globo, o l'Argentina che nazionalizza il suo petrolio, riprendendoselo dalla Spagna, e vara una legge sui media, in particolare sulla televisione, così democratica e d'avanguardia da far risultare ridicola la nostra presunta libertà d'informazione.
I rapporti di Amnesty sono invece ignorati quando, solitari, mettono in discussione le violazioni dei diritti umani fatte dagli Stati Uniti o da paesi come Colombia e Messico, paladini di ogni politica nordamericana, anche la più discutibile, pur essendo diventati ultimamente dei mattatoi con decine di migliaia di morti e desaparecidos e milioni di desplazados per presunte guerre dei governi al narcotraffico. A tutti i mezzi d'informazione italiana, per esempio, è sfuggito che il 18 dicembre scorso la Corte Interamericana per i diritti umani ha condannato la Colombia per il bombardamento terrorista sul municipio di Santo Domingo (provincia di Arauca), compiuto dalla Forza aerea colombiana (Fac) e in cui morirono 17 persone (fra cui 6 bambini) e 27 rimasero ferite.
Questo bombardamento indiscriminato che ricorda quello nazista di Guernica, oltre a ricordare le responsabilità terroristiche del regime colombiano evidenzia le responsabilità e l'omertà dei media internazionali nel coprire determinati crimini di stato. A loro interessa, con molta malafede, occuparsi del dissidente cubano che fa lo sciopero della fame (ma non di quello islamico di Guantanamo) o di concedere le luci della ribalta a Yoani Sánchez (e non ai giornalisti che con il loro lavoro rischiano la vita in paesi filo-Usa come Messico e Colombia).
È eticamente accettabile che una superpotenza cerchi, da decenni, con ogni mezzo (perfino il terrorismo) di sovvertire il sistema politico di un altro paese più piccolo, solo perché questo ha scelto un modello di società che non piace e non conviene alla stessa superpotenza? Ed è accettabile che questa prepotenza venga avallata da chi si dice dissidente, ma in realtà ha scelto di farsi comprare? A parti invertite, chi facesse questa scelta sarebbe, negli Stati Uniti (stiamo parlando di questa superpotenza) condannato a decenni di galera per alto tradimento.
Ma nel mondo che si autodefinisce democratico i giornalisti non sentono neanche lontanamente questa contraddizione e questa immoralità.
I nostri media leggono e rilanciano solo le promozioni messe in piedi da Freedom House, megafono della Cia che ha addirittura la moglie dello zar dell'intelligence Usa John Negroponte fra i sostenitori fissi dell'agenzia, o le campagne portate avanti da Reporters sans frontiéres, sovvenzionata anch'essa da UsAid e Ned (National endowment for democracy), le agenzie di propaganda della stessa Cia.
Eppure le malefatte di queste fabbriche di manipolazioni e di menzogne ogni tanto bucano l'omertà e arrivano a metterci davanti a quel valore che chiamiamo etica.
Un'azienda americana che forniva traduttori (si fa per dire) all'esercito nordamericano in Iraq, è stata condannata dalla Corte federale di Greenbelt in Maryland, a risarcire con 5,3 milioni di dollari 71 ex prigionieri iracheni, torturati nel carcere di Abu Ghraib e in altri centri di detenzione a conduzione americana. È il primo caso in cui un'azienda privata degli Stati Uniti, la cui sussidiaria è stata accusata di aver collaborato alla tortura dei detenuti ad Abu Ghraib, ha accettato di patteggiare per chiudere la causa. La Engility Holding, che ha sede a Chantilly in Virginia, ha così tacitato le richieste delle 71 vittime rinchiuse tra il famigerato carcere a Baghdad e in altri centri dell'Iraq.
Durissimi gli episodi contestati dai legali nelle udienze: finte esecuzioni con pistole puntate alla tempia, prigionieri sbattuti contro un muro fino a perdere i sensi, oppure minacciati di stupro mentre erano incappucciati e incatenati, costretti a bere così tanta acqua da vomitare sangue. Molti ex detenuti accusano di essere stati più volte stuprati, picchiati e tenuti nudi per lunghi periodi di tempo.
Dove sono i media italiani ed europei, difensori dei diritti civili e della democrazia, tanto critici con i cubani o con Chávez accusati di "sprecare" il denaro per maestri, medici e ricercatori?
Come i nostri lettori ricordano, lo scandalo delle torture ad Abu Ghraib scoppiò nel 2004. Le foto con i prigionieri incappucciati, incatenati o tenuti al guinzaglio da sodati Usa fecero il giro del mondo, scioccando la comunità internazionale. Alcuni congressisti democratici chiesero le dimissioni del segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, che dovette più volte rispondere sugli abusi davanti al Congresso. E già all'epoca vennero accusati di tortura anche agenti di sicurezza privati che avevano il compito di "facilitare" (diciamo così) gli interrogatori.
Le ricordano queste realtà di Abu Ghraib i giornalisti che blaterano - quasi sempre a sproposito - di diritti umani? Forse sì, ma il coraggio, sosteneva Manzoni, non si può comprare in una bottega.
Gianni Minà, il manifesto, 24 aprile 2013

mercoledì 24 aprile 2013

Buon 25 aprile!


La festa della Liberazione domani a Calcinato verrà celebrata a partire dalle 10 in Piazza Aldo Moro con la deposizione della corona al monumento alla Resistenza. Da lì partirà il corteo per la torre civica in Piazza Repubblica dove si svolgerà la commemorazione ufficiale. 

martedì 23 aprile 2013

Fare thee well, dear old Richie Havens...

Quante volte l'abbiamo cantata "Freedom", la possente canzone che aprì Woodstock nel '69. 
Ora Richie Havens se n'è andato e noi siamo terribilmente, e molto molto, più soli.
Ci restano negli occhi le sue mani da gigante buono che sconvolgono una chitarra acustica di cui ci siamo innamorati.
Quella magica voce dette il ritmo a milioni di persone. Eccone la traduzione:

Libertà

A volte mi sento come un bambino orfano di madre
Lontano da casa mia
Libertà

A volte mi sento come già quasi andato
Lontano, lontano, lontano da casa mia
Battete le mani
Hey…yeah
Ho un telefono dentro
e lo posso chiamare dal mio cuore

Quando ho bisogno di mio fratello...fratello
Quando ho bisogno di mia madre...madre
Hey…yeah…

domenica 21 aprile 2013

Per la Giornata della Terra

Ricorre il 22 aprile la "Giornata della Terra", il giorno in cui si richiama l'attenzione di ogni persona, della societa' civile globale e delle istituzioni di tutto il mondo sulla catastrofe ecologica in corso e sulla necessita' di porre rimedio prima che sia troppo tardi.
E' polemica annosa, ed in ultima analisi esercizio sterile, interrogarsi ancora se queste "giornate internazionali" ad uno od altro argomento dedicate abbiano una reale efficacia o non siano invece funzionali alla spettacolarizzazione delle questioni e quindi alla deresponsabilizzazione di massa: per parte nostra ci sembra evidente che e' sempre meglio che un fatto, ovvero un problema, o un compito, sia segnalato piuttosto che occultato o rimosso o dimenticato.
E la distruzione dell'ecosistema provocata dall'attivita' antropica organizzata, ovvero dall'effettuale azione di sfruttamento e devastazione della natura - oltre che delle vite umane - da parte dei poteri dominanti e del modo di produzione e riproduzione sociale da essi imposto (poiche' di questo stiamo parlando) e' cosa cosi' tragicamente decisiva, e conseguentemente e parimenti la necessita' di "invertire la rotta" nel rapporto non solo interumano ma anche tra umanita' e mondo naturale - da un agire distruttivo della biosfera ad un agire che invece la preservi per il suo valore intrinseco ed a beneficio altresi' delle presenti e future umane generazioni - e' cosi' drammaticamente urgente, che ogni iniziativa che favorisca una autentica presa di coscienza e sia di reale stimolo ed efficace guida ad un concreto adeguato operare in pro del bene di tutti e di quel bene comune che tutti gli altri assomma, ovvero la biosfera come casa comune dell'umanita' intera e come sistema vivente complesso e unitario di cui l'umanita' stessa e' parte, e' iniziativa saggia e benedetta.
Varie sono le formulazioni - da diverse tradizioni linguistiche e culturali discendenti - con cui si puo' definire l'agire che occorre: salvaguardia del creato, difesa dei beni comuni, convivialita' delle differenze, decrescita felice, sobrieta' volontaria, principio responsabilita' e molte altre ancora, e tutte danno conto di aspetti e percezioni e concettualizzazioni convergenti nell'esortare a un impegno comune; a noi sembra che una forse tutte le comprenda: scegliere la nonviolenza come criterio orientativo (principio istitutivo, massima conforme a ragione, norma condivisa) delle relazioni tra le persone e tra i popoli, tra gli esseri umani e la natura.
La "Giornata della Terra" ci convoca a un impegno ineludibile: di buone pratiche in un orizzonte globale, di responsabilita' e solidarieta' nei confronti dell'umanita' intera (passata, presente e ventura) e dell'intero mondo vivente.
Vi e' una sola umanita', in un'unica biosfera.
Peppe Sini

giovedì 18 aprile 2013

I Caioderò al Bertini



Concerto rock dei Caioderò sabato 20 aprile all'Auditorium Bertini di Calcinato. Nata all’inizio degli anni Novanta, la band è formata da Roberto Franzoni, Zeljko Havranek e Lorenzo Ambrosio (chitarre), Claudio Maccabiani (percussioni, Fabiano Tommasi (batteria) (chitarra), Francesco Chiarina (basso) e Claudio Lorenzoni (voce). Recentemente la band ha musicato alcune liriche della poetessa bresciana Velise Bonfante, inserite nella compilation “Goi de contala”.
 Ad aprire le musiche sarà il pop dei Round Midnight. L’appuntamento è alle ore 21. L’ingresso è gratuito.

mercoledì 17 aprile 2013

Una domenica al 'nido'



Domenica 21 aprile l'asilo nido comunale Magica Bula di via Stazione a Ponte San Marco sarà aperto alla cittadinanza  dalle ore 10 alle 12. Gli interessati potranno visitare la struttura, giocare con i bimbi nel laboratorio delle granaglie e  nel laboratorio del colore, sperimentare le attività manipolative e conoscere il piano dell’offerta formativa per il prossimo anno scolastico.
 Rivolto principalmente ai bambini residenti sul territorio di Calcinato di età compresa tra i 3 mesi ed i 3 anni, il servizio si svolge dal lunedì al venerdì dalle ore 7.30 alle ore 16.30 e fino alle 17.45 solo per i bambini con certificate esigenze lavorative da parte dei genitori. E' possibile sia la richiesta di frequenza a tempo pieno sia la frequenza part-time. 
 Per maggiori informazioni si può telefonare al nido allo 030/9636195 oppure all'Ufficio Servizi Sociali allo 030/9989221-236 oppure scrivere una e-mail all'indirizzo servizi.sociali@comune.calcinato.bs.it.